Nella sua ultima pubblicazione sulla Rivista Internazionale di Informatica Giuridica “Ciberspazio e Diritto”, Nicola Nappi affronta la spinosa questione della qualificazione giuridica dei contratti di cloud computing. Il contributo pubblicato nel volume 23, n. 70 (1-2022) si intitola:
I contratti di cloud computing alla luce dell’entrata in vigore della Direttiva UE 770/2019: species del genus dei contratti di fornitura di contenuti e servizi digitali?
Dopo aver delineato in breve la nozione tecnica di cloud computing, le caratteristiche principali ed i modelli di servizi e di distribuzione del cloud computing, il contributo esamina il negozio di cloud computing soffermandosi sulla sua natura giuridica alla luce dell’entrata in vigore della direttiva UE 770/2019, che potrebbe rappresentare un punto di svolta del difficile problema della sua qualificazione giuridica. In particolare, tale atto è un contratto, a distanza e virtuale, con il quale il cloud provider fornisce all’utente software, piattaforma o infrastruttura “come un servizio” (SaaS, PaaS, IaaS) e che fino ad oggi, nonostante le analogie, non si è riusciti a ricondurre univocamente in uno schema previsto dal legislatore o già ricorrente nella pratica. Ma l’attuazione della citata direttiva potrebbe ragionevolmente far qualificare i contratti di cloud computing quali species del genus dei contratti di fornitura di contenuti o servizi digitali.
Cloud computing contracts in the light of the entry into force of EU Directive 770/2019: species of the genus of contracts for the supply of digital content and digital services?
After having briefly outlined the notion of cloud computing, the actors, the essential characteristics and the service and deployment models of the cloud computing, the essay takes into consideration the legal act of cloud computing focusing on its legal nature, in the light of the entry into force of Directive EU 770/2019, which could be a turning point in the difficult problem of its legal qualification. In particular, this act is a distance and virtual contract with which the cloud provider provides the cloud consumer with software, platform or infrastructure “as a service” (SaaS, PaaS, IaaS) and which, despite the analogies, cannot be assimilated into a scheme envisaged by the legislator or already current in commercial practice. But the implementation of this directive could reasonably qualify cloud computing contracts as species of the genus of digital content or service contracts.
#ITLAW
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Nicola Nappi
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