Un asilo nido del Nord Italia è stato sanzionato con 10.000 euro dal Garante Privacy (premere qui per leggere) per l’uso scorretto delle immagini dei bambini e per un impianto di videosorveglianza installato in modo non conforme.
Il caso è emblematico: tocca corde sensibili come la tutela dei più piccoli, la fiducia dei genitori e l’uso delle tecnologie digitali nei luoghi educativi.
Cosa è successo
L’asilo pubblicava sul proprio sito e persino sulla scheda Google Maps numerose foto dei bambini, anche in momenti molto intimi: durante il sonno, a mensa, al cambio del pannolino. Inoltre, aveva attivato un sistema di videosorveglianza con telecamere piazzate in refettorio, zone di riposo, guardaroba e persino nei bagni (puntate verso i lavandini).
Ai genitori veniva proposto un modulo di consenso poco chiaro: in alcune parti lasciava intendere che senza accettare l’uso delle immagini non si sarebbe potuto iscrivere il bambino. Un’impostazione che metteva i genitori di fronte a una scelta distorta e non davvero libera.
Perché è un problema
Le immagini dei bambini, soprattutto dei più piccoli, sono considerate dati delicatissimi. Una volta pubblicate online rischiano di circolare senza controllo, di essere copiate e riutilizzate, anche per scopi illeciti. Non basta dire “abbiamo il consenso dei genitori”: la legge richiede che ogni trattamento rispetti il principio di necessità e proporzionalità.
Quanto alle telecamere, il Garante ha ricordato che possono essere utilizzate solo in circostanze precise e mai per un controllo diretto e costante sul personale o sui bambini. La legge prevede garanzie severe: accordi sindacali, autorizzazioni specifiche e, soprattutto, la tutela della dignità di chi viene ripreso.
Le conseguenze
Il Garante ha imposto:
- il divieto di ulteriori pubblicazioni delle foto on-line;
- la cancellazione delle immagini già archiviate;
- la sospensione dell’impianto di videosorveglianza;
- la nomina di un responsabile della protezione dei dati realmente indipendente.
La sanzione pecuniaria, fissata in 10.000 euro, è stata accompagnata dalla decisione di rendere pubblico il provvedimento, proprio per sottolineare la gravità della vicenda.
Cosa impariamo da questo caso
Questo episodio ci ricorda un concetto semplice: i dati dei bambini non sono mai neutri. Pubblicare una foto in cui un minore appare vulnerabile non è un gesto banale, ma un’esposizione potenzialmente irreparabile.
La tecnologia può essere un alleato nei contesti educativi, ma va usata con prudenza. Telecamere e piattaforme online non devono mai sostituire la responsabilità umana e il rispetto della dignità dei piccoli.
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