Il progetto di “Estensione del Processo Civile Telematico ai Giudici di Pace” è entrato ufficialmente in vigore oggi, come richiesto dalla Riforma Cartabia (premere qui per approfondire). Questo progetto ha comportato diverse azioni volte a garantire la validità legale delle comunicazioni/notificazioni telematiche, l’introduzione della funzionalità di deposito degli atti nelle diverse fasi processuali per gli attori esterni e la creazione di un Portale dei Giudici, un portale web che supporta l’attività giudiziaria dei Magistrati Onorari.
Il Ministero della Giustizia ha realizzato diversi interventi fondamentali per consentire l’avvio del Processo Civile Telematico presso i Giudici di Pace, al fine di superare eventuali problematiche. Ecco un riepilogo dei principali interventi:
- Implementazione degli schemi .xsd dei depositi degli atti introduttivi ed endo-processuali per gli Avvocati. Questo ha permesso alle software house di adeguare i vari software gestionali alle nuove disposizioni, garantendo tempi adeguati per l’aggiornamento.
- Implementazione della funzionalità di deposito ed accettazione telematica degli atti nel sistema di registro già in uso presso le Cancellerie. Il sistema SIGP, utilizzato dalle Cancellerie degli Uffici dei Giudici di Pace, è stato ampliato per supportare le nuove funzionalità sopra menzionate.
- Realizzazione del Portale dei Giudici di Pace, un portale web innovativo che fornisce supporto all’attività dei Giudici di Pace. Questo portale, simile alla Consolle del Magistrato utilizzata in altri settori del contenzioso civile, include gli schemi xsd “base” dei depositi degli atti del Magistrato e offre funzionalità di firma remota e deposito telematico. Sul Portale dei Giudici di Pace, i Giudici possono firmare digitalmente i procedimenti utilizzando la firma remota Multisign, richiedendo l’autorizzazione tramite il canale IR o, in alternativa, tramite la firma del capo dell’Ufficio. Sono previste anche opzioni di firma tramite dispositivo SmartCard e firma tramite dispositivo personale di firma digitale, che consentono la firma e l’upload degli atti.
- Creazione di un Gruppo di Lavoro con la partecipazione di rappresentanti dei Tribunali, delle Procure, degli Avvocati, del CSM, del SSM e del DOG, istituito in anticipo per garantire una pianificazione adeguata e una collaborazione efficace.
Per quanto riguarda la formazione, sono state attuate diverse iniziative, tra cui:
- produzione e pubblicazione di materiale informativo e video tutorial sul portale e-learning del Ministero della Giustizia fin dal dicembre 2022;
- pianificazione ed erogazione di molteplici sessioni di affiancamento, sia in aula virtuale che tramite affiancamento e supporto Training on the Job (ToJ), svolte nel periodo tra il 4 e il 12 maggio e tra il 22 maggio e il 1 giugno.
Inoltre, ai Giudici di Pace sono stati forniti ben 6712 PC portatili per agevolare l’utilizzo del Processo Civile Telematico.
Ma purtroppo tutto ciò non è stato sufficiente a garantire una partenza uniforme in tutto il Paese. La partenza del telematico è infatti avvenuta a macchia di leopardo, molti Uffici del Giudice di Pace infatti hanno dichiarato la manifesta impossibilità oggettiva di avviare il processo telematico a causa dell’assenza di personale idoneo o della fornitura di attrezzature, come avvenuto per il Giudice di Pace di Roma, o per i Giudici di Pace del distretto di Napoli Nord, per citarne alcuni.
Tant’è che l’altro ieri, l’Organismo Congressuale Forense (OCF) e i Consigli dell’Ordine degli Avvocati (COA) di Roma e Milano hanno sollevato diverse criticità riguardo all’implementazione del deposito telematico degli atti civili presso i Giudici di Pace, evidenziando problemi legati alla formazione del personale, alla fase di sperimentazione e al funzionamento del sistema telematico.
Secondo l’OCF, la formazione del personale è stata organizzata in modo disomogeneo, coinvolgendo solo alcune cancellerie e non fornendo a tutti i funzionari le informazioni necessarie. Inoltre, coloro che hanno partecipato ai corsi di formazione li hanno giudicati insufficienti, sottolineando l’importanza dell’addestramento in presenza anziché a distanza.
La fase di sperimentazione, che prevedeva il deposito esclusivamente di ricorsi per decreto ingiuntivo in modalità sia cartacea che telematica, è stata compromessa dalla scarsa partecipazione e dalla mancanza di un ambiente di prova adeguato. Questo ha reso impossibile la lavorazione degli atti da parte dei Giudici e il deposito dei relativi provvedimenti.
Un’altra problematica rilevata riguarda l’iscrizione dei funzionari e dei Giudici al REGINDE, sistema necessario per accedere al deposito telematico. Sono state segnalate diverse difficoltà nel funzionamento della firma remota dei Giudici e nell’accesso al portale operativo.
Inoltre, è emerso un problema tecnico negli schemi ministeriali .XSD che ha causato un errore bloccante nel deposito dei ricorsi per decreto ingiuntivo. Il Ministero della Giustizia ha risolto il problema con un nuovo rilascio, ma ci sono stati tempi di adattamento da parte delle software house per implementare le necessarie modifiche.
Di fronte a queste criticità, l’OCF ha chiesto il rinvio dell’obbligo di deposito telematico degli atti civili presso i Giudici di Pace almeno fino al 30 settembre 2023. Questo consentirebbe una sperimentazione adeguata e coinvolgerebbe un numero maggiore di avvocati e tipologie di atti processuali.
Anche il Presidente del COA Roma ha espresso preoccupazione riguardo alla prontezza del sistema di giustizia nell’affrontare il nuovo sistema telematico. Ha suggerito l’adozione temporanea del “doppio binario”, consentendo il deposito sia cartaceo che telematico degli atti per evitare gravi conseguenze per i cittadini. Il COA Roma monitorerà attentamente il funzionamento del PCT e denuncerà eventuali disservizi.
Analogamente, il COA Milano ha chiesto al Ministero della Giustizia e al Governo di adottare provvedimenti adeguati per garantire l’effettiva attuazione delle misure previste dalla riforma e il corretto funzionamento delle procedure telematiche, considerando l’emergenza in corso.
Daniele Giordano
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